Med. d'oro Cividale

Alpino Gianluigi Zucchi

ALPINO GIANLUIGI ZUCCHI

da Tradate (VA) classe 1900

nastrino med oroMedaglia d'oro al valor militare

«Volontario di guerra diciassettenne, si offrì di far parte di un gruppo d’arditi che doveva eseguire una incursione nelle linee nemiche. Primo si slanciò all’assalto e combattendo con la baionetta e con bombe a mano fu di esempio ai compagni, che alla fine, sopraffatti, dovettero ritirarsi. Accortosi che l’ufficiale comandante era rimasto in mano nemica, invitò i compagni a seguirlo e slanciatosi di nuovo sui nemici impegnava una lotta corpo a corpo. Riuscito ad avvicinarsi al proprio ufficiale mentre un soldato austriaco stava per vibrargli un colpo di baionetta, prontamente slanciavasi e, facendo scudo del proprio corpo al suo superiore, riceveva, in pieno, il colpo a lui diretto. Ferito a morte, sul punto di esalare l’anima generosa, trovava ancora la forza di gridare: “Viva l’Italia”.»

Monte Valderoa, Monte Grappa, 14 gennaio 1918

 

Sottotenente Giacomo BrunengoSOTTOTENENTE GIACOMO BRUNENGO

da Pieve di Teco (IM) classe 1911

nastrino med oroMedaglia d'oro al valor militare

Comandante di plotone alpino, durante un violento attacco al nemico, superiore per numero e per mezzi, colpito da scheggia di mortaio che gli spezzava il braccio sinistro, continuava ad opporre tenace resistenza all'avversario e lo obbligava a ripiegare. Successivamente, incurante dell'intenso fuoco, sorridente e fiducioso della vittoria si lanciava alla testa del reparto al contrattacco con bombe a mano. Ferito una seconda volta, non desisteva dal combattimento, ma, rifornitosi di bombe si gettava nuovamente nella lotta e con l'esempio del suo indomito coraggio, reso ancor più evidente dalle sanguinanti ferite, centuplicava le forze e l'ardore combattivo dei suoi alpini, costringendo il nemico a fuggire ed a lasciare le armi sulla posizione. Mentre inseguiva l'avversario, una raffica di mitragliatrice lo colpiva al petto e stroncava la sua giovane, eroica esistenza. Fulgido esempio di virtù militare e amor patrio.”

Zona Peschlani - quota 739 di Monte Golico, fronte greco, 28 febbraio 1941

 

Caporale Maggiore Francesco CescatoCAPORALE MAGGIORE FRANCESCO CESCATO

da Arsiè (BL) classe 1917

nastrino med oroMedaglia d'oro al valor militare

Graduato di eccezionali doti di comando, già decorato di medaglia d'argento al V.M. per atti compiuti su un altro fronte, aveva fatto della sua squadra uno sceltissimo reparto al quale venivano affidate le più rischiose imprese.

Durante un viole Caduto il capo arma tiratore,    lo sostituiva prontamente concorrendo efficacemente con la tempestività e la precisione del fuoco a fronteggiare efficacemente l'aggressività avversaria. Nuovamente colpito, mentre con indomita tenacia persisteva nell'impari cruenta lotta, cadeva sul campo dell'onore.”

Fronte ovest Goulubaja Kriniza, fronte russo, 30 dicembre 1942 - 1° gennaio 1943

 

 Sottotenente Carletto GavoglioSOTTOTENENTE CARLETTO GAVOGLIO

da Genova classe 1916

nastrino med oroMedaglia d'oro al valor militare

Comandante di plotone fucilieri da lui forgiato al suo ardimento ed alla sua fede, incaricato di una audace e rischiosa azione notturna, benché scoperto e sottoposto ad un infernale fuoco di mortai e mitragliatrici nemiche, scattava, con estrema decisione, alla testa dei suoi uomini galvanizzati dall’eroico esempio, all’assalto di munita posizione. Ferito una prima volta, proseguiva impavido nella sua travolgente azione, colpito una seconda volta sdegnava ogni soccorso continuando a trascinare i suoi uomini fino a pochi metri dalle mitragliatrici nemiche. Una raffica in pieno petto frenava l’eroico slancio mentre stava balzando nella posizione avversaria, ma non smorzava l’ultimo incitamento alla lotta che riusciva a lanciare nell’estremo anelito di vita. Mirabile esempio di elevate virtù militari e di indomito valore.

 

Quota 176,4 sud di Nowo Kalitwa (Fronte russo), 30 dicembre 1942

Sergente Maggiore Paolino ZucchiSERGENTE MAGGIORE PAOLINO ZUCCHI

da Collalto di Tarcento (UD) classe 1915

nastrino med oroMedaglia d'oro al valor militare

Comandante di squadra fucilieri e vicecomandante di plotone, dotato di rare doti d'ardimento, trascinatore per eccellenza, già distintosi nella campagna d'Albania, ferito e decorato al V.M. s'offriva più volte volontario per colpi di mano nelle linee nemiche. Durante l'attacco ad una munita posizione, da più giorni teatro di lotte sanguinose, rivendicava l'onore di assaltare la postazione dominante la quota, cardine della difesa nemica. Incitava i suoi alpini col motto del Battaglione, affrontava con impeto travolgente la forte difesa e, trovando nella sua volontà di vittoria ascose energie, superava di corsa l'erto pendio ed il ciglio conteso. Primo fra i primi lanciava le sue bombe a mano contro i difensori che, sgomenti, si davano alla fuga. Incurante del rischio a cui si esponeva, per l'intera giornata, ritto in piedi sulla posizione, impartiva ordini alla squadra impegnata a respingere continui contrattacchi nemici, e personalmente scaricava con calma il suo moschetto sugli attaccanti, determinando con il suo esempio la fermezza dei dipendenti. Individuato e fatto segno al tiro di un pezzo anticarro, cercava a sua volta di precisare la postazione e rimaneva ritto al suo posto, finché colpito in pieno, immolava la sua giovinezza tutta spesa al servizio della Patria in armi. Magnifica figura di combattente che trovava nell'ardore della lotta vera ragione di vita.”

Quota Cividale di Nowo Kalitwa, fronte russo, 4 gennaio 1943

 

Capitano Dario ChiaradiaCAPITANO DARIO CHIARADIA

da Caneva di Sacile (UD) classe 1901

nastrino med oroMedaglia d'oro al valor militare

Volontario nella campagna di Grecia chiedeva insistentemente di poter partire per la Russia al comando di una compagnia alpina. Animatore di uomini sapeva forgiare il suo reparto al suo entusiasmo, alla sua fede, alla sua ansia di combattere per la maggiore gloria d'Italia. Durante violentissimo attacco nemico, vista cadere in mano avversaria una quota di vitale importanza per il nostro schieramento, raccolti parte degli uomini del suo reparto, decisamente si lanciava al contrassalto incurante del micidiale fuoco di armi automatiche, mortai ed artiglierie avversarie, risalendo alla testa dei suoi alpini, galvanizzati da tanto esempio, la martoriata quota, strappandola al nemico. Per più ore si faceva animatore dell'eroica difesa della postazione contro la violenta reazione del nemico, alpino tra i suoi alpini ai quali infondeva il suo spirito aggressivo, il suo cosciente sprezzo del pericolo, la sua tenacia, la sua incrollabile volontà di vittoria. Il giorno successivo ritornava rinnovando le epiche gesta del giorno precedente dalla medesima quota, riuscendo nuovamente a conquistarla. Colpito mortalmente con la visione del nemico in fuga, rifiutava ogni soccorso, preoccupandosi soltanto della sorte dei suoi alpini per i quali aveva ancora nobili parole di incitamento, di ardente fede. Magnifica figura di eroico soldato d'Italia.”

Quota Cividale di Nowo Kalitwa, fronte russo, 4-5 gennaio 1943

I Comandanti

I Comandanti del Battaglione Alpini CIVIDALE  

       
1909 - 1914 non noti    
       
1915 - 1919 Magg. Ignazio BACCIGALUPI
  Cap. Angelo BAJ
  Magg. Carlo MARCHIORI
  Cap. Angelo BAJ
  Magg. Michele LANFRANCO
  Cap. Mario GIROTTO
  T.Col. Giuseppe SACCOZZI
  Cap. Mario GIROTTO
  T.Col. Carlo MARCHIORI
  Cap. Mario GIROTTO
  Cap. Alvio DELLA BIANCA
  Cap. Mario GIROTTO
  T.Col. Guido DELLA BONA
  Cap. Luigi MERLO
  Cap. Guido BERGAMO
  Cap. Luigi PERRONE
  T.Col. Guido DELLA BONA
  Cap. Cesare SAMMARTINO
  Cap. Luigi OLIVIERI
  T.Col. Guido DELLA BONA
  Cap. Giuseppe Vico GRANATA
  T.Col. Guido DELLA BONA
   
1920 - 1934 non noti
       
1935 - 1938 Magg. Armando CIMOLINO
  Magg. Raffaele MARCONI
  1° Cap. Enrico de LAURENTIÌS
  Magg. Bruno PEDERZOLI
  1° Cap. Enrico de LAURENTIIS
  Cap. Antonio SCARAMUZZA
       
1938 - 1939 T.Col Prospero Del DIN
       
1940 - 1942 Magg. Luigi ZACCHI
  Cap. Andrea MORAGLIA
  Magg. Giulio CARRARA
  Cap. Andrea MORAGLIA
  T.Col. Costantino MOCCAGATTA
  Magg. Noè TREVISAN
  T.Col. Luigi ZACCHI
       
1948 - 1971 T.Col. Giuseppe TALAMO
  T.Col. Luigi VECCIA
  Magg. Giovanni ANNONI
  T.Col. Lionello ALBERTINI
  T.Col Ferruccio MARTINELLI
  T.Col. G. Battista ZANNIER
  Magg. Arnolfo SALANI
  Magg. Osvaldo BERTON
  T.Col. Carlo VENDRAMINI
  Magg. Pietro BASSO
  Magg. Bruno STEFANUTTI
  T.Col. Armando TOLEDO
  T.Col. Sergio VARESE
  T.Col. Gianpietro ZANE
  T.Col. Armando MILANESE
       
1972 T.Col Isidoro PENZI
       
1974 - 1976 T.Col. Giorgio BLAIS
       
NOTA: il 19 marzo 1976, il Battaglione Cividale riceveva la Bandiera di Guerra, alfiere era l'allora Allievo Ufficiale, ora Generale di Divisione, Fausto MACOR
       
1977-78 T.Col. Mario MACCONO
       
1978 - 1992 T.Col. Gregorio DE LOTTO
  T.Col. Mario MACCONO
  T.Col. Vittorino BARALDI
  T.Col. Vanni VIRGILIO
  T.Col. Vittor TUA
  T.Col. Roberto FONTANA
  T.Col. Mauro NOT
  T.Col. Bruno PETTI
  T.Col. Marino GAROSCIO
  T.Col. Pierluigi CAMPREGHER
       
1992   15° RGT. ALPINI  
       
  Col. Walter ZAMBELLI
  Col. Marco DEGANUTTI
       
    SEDI  
1948 - 63   Cividale del Friuli (UD)  
1963 - 76   Chiusaforte (UD)  
1976 - 79   Tarvisio (UD)  
1979 - 95   Chiusaforte (UD)  

Decorazioni

Decorazioni alla Bandiera di Guerra del battaglione Cividale

 

Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia: Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell'aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d'Italia (1915 – 1918);

Medaglia d’Oro al Valor Militare: Per la superba condotta dei Battaglioni Tolmezzo, Cividale, Gemona, durante la guerra italo-greca; irruenti nell'attacco, calcarono vittoriosamente le giogaie del Pindo; tenacissimi nella difesa, scrissero pagine di gloria e di sangue sulle dorsali del Mali, sullo Scindeli e sul Golico, sbarrando col sacrificio la strada alle soverchianti forze nemiche.Granitici e fieri alpini, furono sui monti di Grecia e di Albania ben degni dell'eroico e vittorioso loro passato di guerra (Fronte greco: Pindo - Mali, Scindeli - Golico, 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941).

Medaglia d’Oro al Valor Militare: Fedele ad una superba tradizione di gloria, coi suoi granitici Battaglioni Tolmezzo, Gemona, Cividale e 41^ Compagnia controcarro, respingeva con gagliardo impeto reiterati violenti attacchi.Destinato successivamente in altro settore per sbarrare al nemico la via del successo, per oltre trenta giorni, nell'aperta e ghiacciata steppa russa, resisteva con incrollabile tenacia alla diuturna formidabile pressione del nemico grandemente superiore per numero di uomini e mezzi, lo inchiodava sul terreno, lo contrattaccava con aggressiva violenza, gli infliggeva gravissime perdite, dando prova sublime di eroismo ed immolandosi per l'onore della Patria. Avuto ordine di ripiegare, i superstiti, con aspri combattimenti, riuscivano ad aprirsi il varco attraverso l'accerchiamento nemico, confermando ancora un volta le leggendarie virtù degli alpini d'Italia (Fronte russo, 15 settembre 1942 - 1 febbraio 1943).

Medaglia di Bronzo al Valor Militare: Il Battaglione Cividale, pur con forze assottigliate dalla lotta sanguinosa,teneva fieramente testa, con audace valore, a reiterati violenti attacchi di soverchianti forze nemiche (Monte Cimone di Arsiero, 23 - 26 maggio 1916).

Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito: Unità colpita nelle infrastrutture dal sisma del 6 maggio 1976,interveniva immediatamente in soccorso delle popolazioni dei Comuni di Chiusaforte, Dogna, e Resia. Il personale, sotto la guida dei propri Comandanti, si prodigava con abnegazione, senza soste, per il recupero dei feriti e dei beni sepolti dalle macerie, operando in condizioni di estrema difficoltà e spesso a rischio della propria incolumità a causa del perdurare delle scosse e dei crolli. Proseguiva per lungo tempo, rifiutando l'avvicendamento, l'opera di assistenza morale e materiale delle comunità, organizzando tendopoli per gli scampati e provvedendo al loro vettovagliamento ed all'assistenza sanitaria.
L'opera svolta,che ha riscosso l'incondizionata ammirazione delle Autorità e della popolazione, ha contribuito in modo determinante a ridurre i danni provocati dalla grave sciagura, dando prestigio all'Esercito Italiano (Chiusaforte, 6 maggio - 25 luglio 1976).

Croce d’Oro al Merito dell’Esercito: 1993 - Mozambico

Il Monumento

IL MONUMENTO

Monumento2

 

Il Monumento Venne eretto e inaugurato nella caserma "Zucchi " di Cividale presumibilmente nella prima metà degli anni '20. Vi rimase fino al 1964 quando a seguito del trasferimento del Battaglione, avvenuto nel mese di Settembre 1963, fu rimosso e riedificato, con senso artistico, nel cortile della nuova sede nella caserma di Chiusaforte. Attualmente è definitivamente collocato nella sua sede naturale, cioè a Cividale del Friuli a perenne memoria di tutti gli alpini. Il monumento, oltre che al Battaglione Cividale è dedicato pure ai Battaglioni "Val Natisone" e "Monte Matajur", che costituitisi agli inizi della Grande Guerra, diedero il loro contributo di sangue ed eroismi per l'indipendenza e la libertà della patria.

BATTAGLIONE ALPINI "VAL NATISONE"

Il suo motto è "Sburte Nadison".
E' costituito il 15 febbraio 1915 su due compagnie (216' e 220') con la "milizia mobile", i richiamati delle classi 1882 al 1885 e con i disponibili iscritti alla 2ª categoria.
Nato come battaglione di seconda linea, dati i suoi componenti, fu invece immediatamente impiegato nelle operazioni di guerra.
Opera nella zona del medio Isonzo, in quella dell'Astico, sull'altopiano di Asiago e nella zona del monte Grappa.
Paga un grande contributo di sangue guadagnandosi 13 medaglie d'argento e 23 di bronzo.
Nell'agosto 1939, dopo lo scioglimento alla conclusione del 1° conflitto mondiale, viene ricostituito con le compagnie Comando, 216ª, 220ª, 279ª. La sua destinazione, il 2 novembre 1940, è l'Albania dove si distingue in varie azioni di guerra fino alla vittoria sull'esercito greco.
Dalla Grecia al Montenegro è il tragitto che, per via ordinaria, porta il "Val Natisone" in Jugoslavia.
Il definitivo rientro in Friuli avviene nel luglio 1943 quando il battaglione e destinato a ricostruire, con i suoi uomini, il "Cividale", rientrato decimato dalla campagna di Russia.

BATTAGLIONE ALPINI "MONTE MAJAJUR"

Con le compagnie 156ª e 157ª di nuova costituzione prende vita, a S.Vito al Tagliamento, nel novembre 1915, il "Monte Matajur".
Il breve periodo di istruzione è appena sufficiente per trovarlo quattro mesi dopo nella zona dell'Astico dove viene rinforzato con la 110' compagnia del "Cividale".
Accanto al "Val Natisone" ed al "Cividale" si batte fieramente portando, successivamente, il suo valido contributo nelle zone delle alpi di Fassa e del Grappa.
Il 16 febbraio 1918 il battaglione viene sciolto ed i suoi superstiti vengono trasferiti agli altri battaglioni dell'8.

Storia del Cividale

Il battaglione “CIVIDALE” (1909 – 1995)

(sintesi storica)

 

Nel 1909 il Col. Antonio Cantore costituisce l’8° reggimento alpini su tre battaglioni. Il “Gemona” ed il “Tolmezzo” tratti dal 7° reggimento, ed uno di nuova costituzione, da lui tenacemente voluto per reclutare gli alpini della “ Slavia italiana”: il battaglione “Cividale”!

Lo stesso é costituito su tre compagnie alpini: la 16ª proveniente dal btg. “Dronero”, la 20ª proveniente dal btg. “Saluzzo”, e la 76ª, neo costituita con alpini degli altri due battaglioni.

Dapprima il reparto non ha una sua fisionomia particolare, ma man mano che i congedati vengono sostituiti dalle reclute delle Valli del Natisone, il “Cividale” di nome, diventa “Cividale” di fatto!

Un reparto che porterà sempre l’impronta del suo creatore, Col. Cantore e del suo primo Comandante, il Maggiore Giordana, entrambi Medaglie d’Oro al Valor Militare nella Grande Guerra, caduti sul campo.

Il battaglione non partecipa alla guerra di Libia, ma fornisce molti dei propri alpini per il completamento del “Tolmezzo”.

Nell’estate del 1914 si aggiunse all’Unità una compagnia della Milizia Mobile, la 110ª, che rimase al “Cividale” fino all’aprile del 1916 per poi passare al battaglione “Monte Matajur”.

Il 24 maggio 1915 il “Cividale” è schierato nella zona di Drenchia. Alle 02.00 muove per occupare un tratto di fronte nei pressi di Casoni Solarie. Nei successivi combattimenti di pattuglia, alle ore 04.00, viene colpito l’alpino Riccardo Giusto (16ª compagnia alpini), primo caduto della Grande Guerra. Il 2 giugno il battaglione viene mandato all’attacco del Rudeci Rob nel massiccio del Monte Nero. Lo slancio degli alpini è meraviglioso, ma, quando la vittoria sembra sicura, il cedimento di un altro reparto sulla destra fa si che vengano investiti dal fuoco sul fianco. Sono costretti al ripiegamento. Bilancio della giornata: 300 caduti. Il 6 luglio la 20ª compagnia muove all’attacco del Monte Rosso. Si arriva fino all’assalto alla baionetta, ma viene respinta da forze soverchianti. La compagnia forte in partenza di 300 uomini è ridotta a 40 effettivi con tutti gli Ufficiali feriti. Il battaglione rimane nella zona del medio Isonzo fino all’aprile del 1916, distinguendosi nella conquista del “ trucchetto” del Vodil ed in molti altri episodi di significato di quel conflitto. In questa fase furono assegnate ad alpini del “Cividale” ben 16 Medaglie d’Argento e 13 di Bronzo al Valore Militare.

Nell’aprile del 1916 viene trasferito nella zona dell’Astico, ove rimarrà fino a giugno. Si distingue in particolare nella conquista e successiva difesa del monte Toraro, nella strenua ed eroica difesa del Monte Cimone di Arsiero, che procura al “Cividale” una Medaglia di Bronzo al Valore Militare, e nella difesa di Monte Novegno, che blocca definitivamente l’offensiva nemica. In quest’ultima operazione, tra l’altro, viene colpito a morte il Comandante: il Maggiore Michele Lanfranco. Vengono assegnate ulteriori 2 Medaglie d’Argento e 1 di Bronzo individuali.

Il “Cividale” viene allora dislocato sull’Altopiano di Asiago dove dal 6 al 13 luglio 1916 conduce numerosi attacchi contro le posizioni di malga Pozze al prezzo di ingenti perdite (oltre metà degli effettivi, tra i quali il Comandante della 16ª compagnia, Tenente Attilio Ruffi). Il 22 luglio viene lanciato all’attacco di malga Campigoletti. Per queste operazioni riceve l’encomio dal Generale Porta. Anche in tale circostanza gli vengono assegnate 2 Medaglie d’Argento individuali.

Nel settembre 1916 viene trasferito nella zona delle Alpi di Fassa ove rimarrà per oltre un anno. Qui il “Cividale” presidierà il Monte Busa Alta lasciando sul campo oltre 240 uomini. Per tali eventi, vengono assegnate una Medaglia d’Argento e una Medaglia di Bronzo individuali.

Appena giungono le prime notizie relative ai fatti di Caporetto, gli alpini del “Cividale” chiedono all’unanimità, attraverso il comandante di battaglione, di essere inviati a difendere le loro vallate. La domanda fu elogiata ma per evidenti motivi fu respinta. Il reparto viene inviato invece a creare uno sbarramento nella zona di Col Falcon, Croce d’Aune, Monte Avena per proteggere la ritirata delle truppe provenienti dal settore dolomitico. Con una serie di feroci combattimenti frena le avanguardie nemiche e, assolto il proprio compito, riesce a disimpegnarsi, ultima retroguardia dell’intero settore. La resistenza opposta dal “Cividale” ha dato tempo alle truppe dislocate in Carnia e nel Cadore di completare nella notte del 12 novembre 1917 lo sfilamento per la piana di Feltre. Se il battaglione non avesse così tenacemente resistito, gran parte delle truppe sarebbero state tagliate fuori.

Il battaglione viene allora rischierato sul Monte Grappa, al Monte Fontanasecca, partecipa ai terribili combattimenti di Monte Spinoncia (per i quali viene citato sul bollettino del Comando Supremo), ai due giorni del tremendo assalto al Monte Valderoa (Medaglia d’Oro all’alpino Gianluigi Zucchi di Tradate, classe 1901, volontario per sostituire il fratello caduto sul campo). Si contano ben 822 perdite, tra morti accertati, feriti e dispersi. Le decorazioni individuali 1 Medaglia d’Oro, 19 Medaglie d’Argento, 14 Medaglie di Bronzo!

Nel maggio 1918 il “Cividale” viene dislocato in alta Valcamonica. Combatterà sul Tonale ed effettuerà un attacco al Torrione di Punta Albiolo. A settembre del 1918 rientra nella zona del Grappa. Attacca e conquista i Solaroli, insegue il nemico in ritirata e per primo entra in Seren del Grappa e in Feltre. In queste operazioni perde 213 uomini. L’ulteriore assegnazione di 2 Medaglie d’Argento e di 8 Medaglie di Bronzo individuali, testimoniano la durezza degli scontri.

Finalmente per il “Cividale” la guerra è finita. Non rientra però subito in Friuli, ma viene a lungo impegnato in varie località con compiti di ordine pubblico.

Tra le due guerre, per un breve periodo (1921-25) viene posto alle dipendenze del 9° reggimento alpini, per rientrare in seguito nei ranghi dell’8° reggimento, inquadrato nella Divisione Julia.

Il giorno 11 aprile 1939 il “Cividale” lascia il Friuli, si imbarca a Bari, sbarca a Durazzo per poi raggiungere Kukes, nell’Albania settentrionale, laddove ha stazionato fino all’estate del 1940 per essere poi, in varie riprese, trasferito verso il confine greco. Il 28 ottobre 1940 attacca la Grecia e raggiunge l’abitato di Vovusa, massima penetrazione italiana nel massiccio del Pindo. In seguito al quasi totale accerchiamento della Divisione Julia è costretto a ritirarsi attraverso la vallata dell’Aoos, sostenendo duri scontri nella zona di Pades. Il 17novembre 1940 è in linea nella zona del Ponte di Perati,dove si distinse nella difesa del ponte fino al 22 novembre. Ai primi di dicembre viene fatto arretrare sul Mali Topjanit dove si difese disperatamente fino all’8 gennaio 1941. In seguito ad ulteriore arretramento del sistema difensivo fu costretto a ripiegare combattendo per tutto il mese. Ridotto a 70 uomini, viene ritirato e ricostituito con il personale di complemento. Alla fine di febbraio 1941 entra in linea sul Golico. Il 28 febbraio sostiene un duro combattimento nel quale perde la vita – tra gli altri - il Sottotenente Brunengo, Medaglia Oro al Valore Militare. Dal 15 al 24 marzo conduce una serie di attacchi verso la quota 1143 del Monte Golico, subendo spaventose perdite.

Il 16 aprile 1941 viene fatto scendere dal Golico perché cessano le ostilità con la Grecia. Per il suo comportamento durante la campagna viene insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Una volta in Italia, nell’aprile del 1942, viene dislocato nella zona di Tricesimo per riorganizzarsi e nel maggio riceve le reclute della classe 1922. Viene costituita una nuova compagnia definita Armi di Accompagnamento, la 115ª, unità già peraltro esistente, ed inquadrata durante la Grande Guerra nel battaglione “Monte Saccarello”, che a lungo aveva combattuto a fianco del “Cividale”. Tra l’8 e il 9 agosto 1942 riprende il movimento: destinazione Russia, dove viene schierato nella zona del Don. L’episodio più significativo di quella campagna avviene tra il 4 ed il 6 gennaio 1943. Un’altura denominata dal Comando tedesco quota Signal (Segnale), insignificante di per se come quota (176 metri), riveste una grande importanza tattica. Persa dal reparto tedesco che la occupava viene riconquistata dal battaglione “Gemona” il 30 dicembre e riconsegnata ai tedeschi. I Russi, valutandone l’importanza, concentrano nuove truppe e ne riprendono il possesso, presidiandola in maniera massiccia. Il “Cividale” riceve l’ordine di riconquistarla. Per tre giorni le compagnie si dissanguano in una serie di attacchi e di azioni difensive dai contrattacchi sovietici. La quota viene conquistata e persa più volte, ma alla fine rimane in mani italiane. I tre giorni di epica lotta hanno provocato perdite spaventose. Le pendici della quota sono letteralmente coperte di corpi esanimi, in gran parte russi. Innumerevoli gli atti di eroismo, basti ricordare le Medaglie d’Oro al Sergente Maggiore Paolino Zucchi, al Cap. Dario Chiaradia e al Sottotenente Carletto Gavoglio. Ma in quel frangente TUTTI furono eroi. Il comando tedesco, ammirato il comportamento del reparto, ribattezza quell’altura “Quota Cividale”. Ma tutto quell’impegno e tutto quel valore furono comunque vani. Dopo pochi giorni infatti, la Divisione Julia riceve l’ordine di ripiegare e anche per il “Cividale” inizia la tremenda odissea, meglio nota nella memoria collettiva nazionale come la “ritirata di Russia”.

Le perdite totali stimate sono di circa 1000 uomini. Rientreranno in Italia solo 255 reduci. Il Comandante interinale del battaglione è un Tenente (Guglielmo De Bellis).

Il battaglione “Cividale” viene insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare.

I superstiti, una volta in Patria, vengono inquadrati nella Compagni Reduci “Cividale” e partecipano ad azioni contro i partigiani Jugoslavi ai confini orientali del Friuli.

In seguito agli avvenimenti dell’8 settembre 1943 il Cividale viene disciolto.

Ricostituito nel 1948, la sua sede rimane a Cividale del Friuli fino al 1963, quando si trasferisce in una nuova caserma a Chiusaforte. Nel terremoto del 1976, il battaglione, benché direttamente colpito dal sisma, interviene immediatamente in soccorso alle popolazioni di Chiusaforte e dei paesi circostanti, meritandosi, oltre alla riconoscenza ed alla stima della popolazione, la Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito.

Nel 1980 partecipa alle operazioni di soccorso alle popolazioni dell’Irpinia e della Lucania colpite dal terremoto.

Nel 1992 viene inquadrato come unico battaglione nel neo costituito 15° reggimento alpini e partecipa alle operazioni “Testuggine” (sicurezza dei confini orientali) e “Vespri Siciliani” (sicurezza in Sicilia).

Nel 1994 partecipa alle operazione di Peace Keeping in Mozambico (operazione Albatros), meritandosi una Croce d’Oro al Merito dell’Esercito.

 In una grigia giornata d’autunno, 15 novembre 1995, in virtù di uno dei tanti provvedimenti di riordino della Forza Armata, il battaglione alpini “Cividale” viene soppresso. La sua pluridecorata Bandiera di Guerra viene scortata a Roma ove tuttora si trova, custodita presso il Museo delle Bandiere del Vittoriano.

 

FUARCE CIVIDÂT